La pavimentazione della galleria di testa della stazione di Santa Maria Novella è costituita da grandi
lastre (circa 80 X 80 cm) di marmo rosso Amiata perlaceo e bianco Calacatta disposte in file alternate.
Il grande flusso pedonale proveniente sia dai binari che dai due opposti accessi di via Alamanni e
Via Valfonda, non che il leggero ma dannoso traffico veicolare interno di trasporto merci su
carrelli con ruote metalliche e gommate, hanno provocato il danneggiamento e, in alcuni casi, la frantumazione
di numerose lastre di pavimentazione. Il puntuale rilievo delle lastre frantumate, lesionate
e di recente sostituzione, queste ultime caratterizzate da differente struttura e colorazione (è stata approntata
una mappa particolareggiata di tutti i 3470 elementi costitutivi), mette in evidenza che i maggiori
danni sono concentrati proprio nella zona di transito dei carrelli a batteria di trasporto merci i
quali, con il loro carico, invece di percorrere la corsia gommata, anche a causa dell'alto flusso pedonale
proveniente dai binari, ueurano la pavimentazione marmorea .
L'intervento di restauro, iniziato nel luglio 1989, ha avuto come obiettivo primario quello
di restituire la continuità materica del piano di calpestio e di consolidare la vecchia pavimentazione
laddove non fossero più garantite le caratteristiche di adesione al sottofondo.
All'avvio del cantiere, ci si è immediatamente resi conto che le lastre si erano andate rompendo
anche per il modo in cui erano state poste in opera durante la costruzione: la maggior parte
delle lastre risultavano infatti adrenti al sottofondo solo nella zona centrale, mentre negli angoli, ad
un semplice esame per battitura, risuonavano vuote. Di conseguenza molte delle lastre ormai irrimediabilmente
frantumate presentavano cedimenti angolari dai quali si diramavano fessure più estese che,
a seconda dello stato di degrado, rimanevano superficiali, oppure intaccavano il marmo fino alla completa
rottura o al distacco di interi pezzi. Alla luce di questo semplice esame è stato possibile ridurre
in modo drastico le sostituzioni ed intervenire sulle lastre esistenti consolidsndone il sottofondo mediante
iniezioni di apposito preparato ad alto potere collante. In questo modo, considerato che sono
ormai esaurite le cave di marmo rosso Amiata, si è potuto stabilire quante lastre sostituire ancor prima
d'iniziare a rimuovere quelle degradate, al fine di minimizzare le rimozioni e le sostituzioni.
In una prima fase, scomposto il grande cantiere in zone operative d'intervento più piccole (va ricordato
che i lavori sono continuati per sette mesi consecutivi senza per questo intralciare l'accesso e il
flusso alla galleria), si è provveduto alla preliminare battitura delle lastre esistenti. Sono così state individuate
tutte le lastre a rischio di rottura, quelle usurate ma recuperabili e quelle completamente
compromesse. Compiuto il «censimento», graficizzato su tre mappe per zona, da un lato è iniziata
la rimozione la sostituzione delle sole lastre irrecuperabili, mentre dall'altro si è provveduto al consolidamento
di quelle staccate dal sottofondo mediante iniezioni con siringa ecc.
Su 3470 lastre complessive, sono state rimosse e sostituite con analoghi materiali 344 lastre
di rosso Amiata, 344 lastre di bianco Calacatta (il 19% circa) mentre è stato consolidato al sottofondo
il 60% delle lastre originarie che presentavano solo fessurazioni superficiali o rotture in corrispondenza
agli angoli.