La tutela del patrimonio monumentale ha ovunque assunto
un livello concettuale e tecnologico assai elevato, che
rispecchia l'approfondimento e l'estensione da esso raggiunta
in ogni nazione d'antica tradizione. Sia nel caso
in cui si debba mantenere la struttura e l'aspetto urbano
delle antiche città, che nel caso in cui l'interesse di
ricerca sia rivolto verso singolari contesti storici o verso
singoli edifici, emergenti dal tessuto connettivo degli agglomerati
urbani in espansione, i criteri e le modalità tecnihe
d'intervento si sono in questi ultimi anni decisamente
perfezionati e sono state oggetto di un'approfondita revisione,
per l'ampia possibilità, ora consolidata, di verificare
la casistica dei restauri condotti sotto lo stimolo e l'urgenza
della ricostruzione bellica. Così l'ulteriore affinamento
dei mezzi tecnologici a disposizione ed il parallelo
aggiornamento critico-metodologico oggi impongono necessariamente
un sempre più intenso scambio di informazioni
fra tutti coloro che si occupano (e si preoccupano)
dei problemi del restauro monumentale. La vastità dei temi
che l'intervento pone al restauratore, sia sul piano critico
che su quello scientifico ed operativo, è tale che le parallele
ricerche svolte dai tecnici in casi confrontabili riescono
di grande reciproca utilità per la verifica delle scelte
compiute e dei risultati raggiunti, per la sempre maggiore
diffusione culturale di quei criteri che si presentano direttamente
trasferibili da un caso all'altro e possono dunque
sere ulteriormente approfonditi.
Ciò vale in generale sia per quanto riguarda la vasta gamma
dei procedimenti di consolidamento e di recupero di
edifici o di parti monumentali, sia per i criteri specifici di
conservazione attiva dei complessi storici degradati; attraverso
la nuova utilizzazione di tutti quegli organismi architettonici
dei quali al momento attuale sia venuta meno
l'originaria funzione (e quest'ultimo si può senza dubbio
definire come il "problema principe" del nostro tempo
per la rinnovata frequenza con cui esso ci si presenta
nella realtà e per l'assoluto impegno d'interpretazione delle
inalienabili radici storiche presenti nel testo che richiede
agli architetti ai quali è demandato il compito del non
più differibile intervento di aggiornamento).
La mostra attualmente ordinata a palazzo Grassi in occasione
del Secondo Congresso Internazionale degli architetti
e tecnici dei monumenti, ricollegandosi alla Mostra
del Restauro nella precedente esposizione di Parigi del
1957, vuole appunto, nella varietà delle esperienze offerte,
illustrare proprio i due aspetti più interessanti ed attuali
della tutela e della conservazione dei monumenti. I casi
presentati senza dubbio sono pur sempre numericamente
modesti malgrado l'appassionata partecipazione delle più
impegnate aree culturali europee ed extra-europee. Pure
ci sembra che si configuri, grazie ad essi, la presenza di
una stimolante piattaforma di esperienze assai indicative,
attraverso le quali il visitatore può valutare i metodi
impiegati ed i risultati raggiunti con sufficiente chiarezza:
dalla vasta gamma delle tecnologie, dei materiali e dei
prodotti che l'industria mette a disposizione dei restauratori,
alle recenti operazioni di trasporto degli affreschi e
di pitture murali su supporto rigido, oramai affermatesi come
quelle più idonee ad assicurarne una lunga conservazione,
alle soddisfacenti esperienze di consolidamento in
opera delle pietre degradate mediante opportuni indurenti
chimici.
La mostra offre ancora la possibilità di giudicare entro
quali limiti sia ammissibile l'intervento restaurativo e quanti
e quali problemi, e con quale indirizzo, debbano essere
affrontati e approfonditi'affinché si faccia strada una giusta
unità metodologica a sostenere e garantire l'azione d'intervento
in modo da sottrarre definitivamente alle operazioni
di restauro quell'aspetto di intervento empirico, soggettivo
e sostanzialmente intuitivo ed orale che ancora
sovente si riscontra ispirare alcuni casi non secondari. A
questa necessità di unificazione delle esperienze e all'esigenza
di allargare la ricerca filologica preventiva alla collaborazione
di nuove disponibilità specializzate ed a gruppi
specializzati di studio (che si concreti in una serie di precise
ed esaurienti operazioni preliminari di progettazione: rilievi,
ricostruzioni grafiche, saggi preventivi, indagini storiche
dirette delle fonti e dei documenti manoscritti, disegni
esecutivi dell'intervento da compiere, ecc.) spera di
soddisfare questo allestimento che si affianca in modo
complementare ma documentariamente vivace e stimolante
alla fondamentale azione di chiarificazione metodologica
che il Convegno è chiamato a svolgere.
PIERO SANPAOLESI