Il Politecnico, al quale è stata affidata la cura del Marchiondi, è chiamato a dimostrare di saper rispondere, nei fatti, alla sfida sulla conservazione materiale di questo singolare (e irriproducibile) documento-monumento, ricorrendo al collaborante concorso di tutte le sue più avanzate componenti disciplinari di ricerca scientifica.
E' il momento di passare dalle parole ai fatti, dimostrando di poter garantire, al di là del caso specifico, un nuovo futuro alle grandi Cattedrali abbandonate che costituiscono i testimoni fisici riconosciuti della nostra cultura del Moderno. Due sono, in sostanza, i punti essenziali di questo impegno interdisciplinare: il rispetto (e la cura) dell'autenticità fisico-materica della singolarità, unicità e irriproducibilità del nostro patrimonio materiale; l'impegno a prolungare il più a lungo possibile la concreta durabilità nel tempo dell'originale, attraverso un uso rispettoso da attuare con il minimo ulteriore consumo delle risorse esistenti.
Il primo argomento (cosa si intenda per autenticità) dovrebbe già essere chiaro, considerato tutto il tempo impiegato dagli addetti ai lavori per approfondirlo. Poichè l'architettura è un'opera autografa, cioè manoscritta, e non allografa, l'autenticità che ci interessa non sacrificare sul campo è quella, parlante, del testimone fisico qui e ora, e non quella iconica della presunta invariante "formale", tranquillamente riproducibile in effigie, quando compromessa o perduta, ora per allora e in ogni luogo e in ogni tempo.
Il secondo argomento (la durabilità) invece, a differenza del primo, è entrato solo di recente nelle riflessioni discipli nari sul restauro e ora se ne comincia a tener conto sia in senso qualitativo che di effettivo riscontro quantitativo (in termine di anni di vita residua).
È da pochi anni che si è cominciato a parlare di "progetto di vita utile" e di "analisi del ciclo completo di vita residua" dei manufatti: si è introdotto, con l'analisi quantitativa delle patologie dei materiali componenti, il nuovo parametro dell'energia impiegata per produrre sia il manufatto esistente che il suo mantenimento in buona efficienza prestazionale. Prima ancora della stessa nozione di "sicurezza" sono insomma ora i princìpi della "sostenibilità" e della "durabilità" i punti forti di riferimento dell'innovazione, con la "sostenibilità" definita come «il soddisfacimento delle necessità del presente senza compromettere la possibilità, per le future generazioni, di soddisfare le loro»