1. PREMESSA DI METODO
Questo concorso è una bella sfida che ipotizza, ad un tempo, il contemporaneo conseguimento di almeno tre obiettivi fondamentali e di difficile reciproca ottimizzazione:
1.1 quello, per noi primario, di poter comunque riuscire a garantire il salvataggio in extremis, dopo tanti anni di abbandono alla sua fatale deriva storica, di un fondamentale documento di cultura materiale che ancora parla (anzi: grida) con la straordinaria capacità di coinvolgimento emotivo che ha ogni estrema rovina, oggi tornata a cielo aperto e riabitata da una esuberante natura, fattasi invasiva. E' questo infatti un luogo fortemente legato alla storia della cultura produttiva della città ed in particolare alla lavorazione artistica del ferro e, come tale, esso rappresenta al tempo stesso anche l'epopea dell'impegno creativo nel lungo periodo di una grande Famiglia artigiana.
1.2 quello di riaprire questi spazi violati ad un nuovo utilizzo collettivo, tempestivo e compatibile, reinserendovi una nuova funzione didattica e sociale legata al benessere ed al tempo libero che, proprio per collocarsi a contatto e in dialogo diretto con quei resti parlanti, accenda nelle giovani generazioni dei suoi nuovi fruitori (gli allievi del contiguo Istituto Tecnico Filippo Pacini) la consapevolezza di essere partecipi di un comune processo di appartenenza identitaria.
1.3 quello infine di riuscire ad associare al massimo rispetto dovuto all'eredità materiale ancora sopravvissuta sul posto ed alla più idonea scelta della sua utilizzazione funzionale, un nuovo intervento architettonico di alta qualità evocativa che si faccia portatore originale di elementi "naturali" propri del mondo fantastico tanto caro alla bella ed intensa stagione creativa di Michelucci.
Il contributo che presentiamo intende dunque raccogliere l'impegnativa proposta dell'Ente committente volta a coniugare positivamente, ossia in modo non penalizzante, il culto delle reliquie materiali con la nuova utilizzazione funzionale per il tempo libero, in modo da dar vita ad una nuova architettura capace di rievocare ed esaltare la grande lezione immaginativa di Michelucci.
Ascoltiamolo rileggendone la diretta testimonianza rilasciata nell'ormai lontano 1980 nel presentare il volume dedicato alle "sue" Officine.
"Il mondo che evocano (questi spazi) è stato anche il mio mondo di ragazzo e l'ambiente naturale e umano che gli faa da sfondo è l'ambiente in cui fui e sono essenzialmente coinvolto: i luogi e le persone che vi rivivono sono luoghi a me noti we persone con cui ho trascorso la giovinezza e delle quali ho, in gran parte, conosciuto interessi, carattere, aspirazioni, possibilità realizzatrici. Ricordi questi di un ambiente in me tuttora vivo i n cui si fondono, oltre le immagini, le voci umane –dico le voci, una per una, di loro, uno per uno – ed oltre le voci, i rumori attutiti della piccola città, così diversi da quelli dei oggi: rumori dei laboratori dei falegnami e dei ramai, rumori dell'officina di mio nonno con i colpi del maglio e del martello dei forgiatori che modellavano il ferro incandescente sulle incudini; rumori che si diffondevano nel silenzio delle strade e delle piazzette cittadine".
Ecco: noi ci auguriamo appunto che con l'opportunità del Concorso qualcosa di queste voci, di questi rumori e dell'intensa aura che in passato ha lambito questi resti autografi continui a risuonare ancora in questi luoghi familiari e si posa tradurre in insegnamento vitale per le nuove generazioni che li potranno frequentare.
Ma Michelucci ci ha insegnato che lo sguardo e l'ascolto profondo da affinare sulle cose (anche attraverso un semplice brano di forte emotività come quello che abbiamo qui sopra riportato) vada coniugato con un esercizio narrativo del progetto, che cioè ad una cura fortemente partecipata dell'esistente si affianchi un progetto di forte coinvolgimento emotivo. Il processo storico, come l'Angelus Novus di Benjamin, non si può arrestare ed è comunque destinato a procedere sempre oltre, in un grande turbine vitale che, staccandolo da un passato cui pur traguarda con affezione, lo spinge inesorabilmente verso il futuro e verso nuove avventure ed emozioni collettive. "Un mondo – concludeva infatti Michelucci la propria testimonianza parlando delle Officine- che il tempo può colorare di nostalgia, ma non certo di rimpianto".
2. IL PROGETTO LA SOLUZIONE OTTIMALE: CONSERVARE LE OFFICINE INTERCALANDOVI LA NUOVA PALESTRA
A seguito di numerosi studi preliminari si è identificata la soluzione che meglio corrisponde alle attese del bando nella salvaguardia dellintera manica dellOfficina in fregio alla via dellAnguillara e del corpo di fabbrica ad esso perpendicolare che si conclude in profondità nel lotto sul lato est nello Studio degli artisti. Tale corpo di fabbrica ad L, come abbiamo visto dalla relazione storica, corrisponde al primo insediamento dellOfficina voluto da Giovanni Michelucci.
E stata verificata la possibilità di realizzare lo spazio della Palestra regolamentare richiesta (delle dimensioni 18.00×9.00 metri) a incastro fra tale corpo di fabbrica di cui proponiamo la conservazione ed i confini interni a est e a nord del lotto.
A questo punto il problema di fondo che caratterizza la nuova palestra si identifica con la ricerca del sistema ottimale di copertura di tale grande spazio.
2.1 IL PROGETTO DI CONSERVAZIONE
In questa fase è stato campionato lintero fronte lungo la via dellAnguillara che appare quello che porta i caratteri distintivi più evidenti del processo storico delle Officine. Nella Tavola relativa sono indicati tutti i materiali presenti attualmente, le patologie di degrado e gli interventi ed i provvedimenti che si propone di adottare per eliminarne le cause.
In particolare, sono stati individuati i provvedimenti relativi a: distacco e deposito superficiale di pitture murali (linsegna dipinta); distacco degli intonaci;stuccature incompatibili con malta cementizia; ossidazione dinfissi e degli elementi metallici; patina biologica sui rivestimenti ad intonaco; deposito di particellato atmosferico, ecc.
2.2 LA NUOVA COPERTURA DELLA PALESTRA
Lo spazio della (nuova) Palestra è caratterizzato dalla residuale permanenza del volume di una testata di copertura con funzione di lucernario (vedi foto storica, qui sopra), miracolosamente ancora sopravvissuta al suo posto sul lato sud verso lingresso. Si tratta di una singolare altana visibile anche dalla strada antistante lingresso, che ci siamo impegnati a conservare in situ attraverso la messa a punto di un sistema di leggeri telai in acciaio che laffiancano e la sostengono mettendola in sicurezza. Dalla documentazione storica si può vedere che anche sulla testata opposta della grande Sala verso nord esisteva un altro grande Camino o pozzo di luce. Pur essendo costretti a sacrificare il muro di chiusura (ormai fortemente ruderizzato) del Salone verso nord, per ricavare la superficie necessaria allinserimento di un campo regolamentare (di 18,00 metri per 9,00, più la fascia di servizio tuttattorno di 2,00 metri), è stata adottata una soluzione di ideale traslazione del nuovo muro di chiusura della Sala della Palestra verso nord e realizzando una simbolica della riscrittura o citazione al vero della vecchia muraglia di contenimento verso nord. Il nuovo spazio della Palestra è così scandito da un sistema di agili telai metallici che lo involucrano e che sono sostenuti da una sequenza di eleganti pilastri snelli ad albero a tre cerniere, i quali, scattando in aria, animano lo spazio interno danzandovi come euritmici porteurs (vedi schema del telaio strutturale di base).
2.3 LA TORRE DELLA MEMORIA
Lalto volume dello Studio degli artisti, che permetteva la lavorazione e lassemblaggio di statue di grande altezza e dimensione, è destinato a Torre della Memoria. Nei suoi spazi accoglie lArchivio fotografico e la Biblioteca specialistica.
Si tratta di un ambiente sopraelevato, organizzato attorno ad un lucernario ellittico, che il visitatore incontra dopo aver percorso la Galleria superiore, al termine del suo itinerario didattico. Tale percorso in quota, come si intuisce, ha una particolare prospettiva panoramica privilegiata sulle Officine e sulla città.
Il progetto prevede di istallare una serie compatta di pannelli fotovoltaici ad inseguinento solare sulla terrazza superiore della Torre. I pannelli, che seguono autonomamente il tragitto del sole sono sostenuti da una mano aperta, visibile anche a distanza, che vuole ricordare col suo fuori-scala le grandi sculture che venivano realizzate allinterno dello Studio degli artisti.
2.4 LHORTUS CONCLUSUS
Il locale, oggi ruderizzato e a cielo aperto, invaso da una vegetazione spontanea attraverso il quale, ad est, prende avvio il percorso delle Sale ginniche a piano terra che conducono fino alla Torre della Memoria, testimonia la condizione limite dello stato di ruderizzazione delle Officine e perciò labbiamo conservato nella sua attuale condizione di Hortus Conclusus.
Al suo interno è stato installato, en plein air, lascensore integralmente vetrato di collegamento tra i vari piani che ha funzione panoramica.
2.5 IL FRUTTETO
I dati storici documentano allinterno dellarea la presenza di una piantata di alberi da frutta e di un pergolato, questultimo ben documentato in una vecchia foto di famiglia rinvenuta nel fondo storico delle Officine Michelucci (vedi) che così la commentava: qui riconosco mio zio, Pilade dellArme, capostazione di Pistoia, ed un altro zio, Vittorio Burri, pianista, fratello della mamma: qui sono ritratti insieme alle mie cugine, sotto la pergola. E molto bella questa fotografia, molto commovente. Mi riporta indietro di tanti anni
. Il frutteto, ripiantumato lungo il muro di confine, è visibile già dallesterno attraverso lantico arco riaperto nel muro di facciata sud. Al suo fondo, in prospettiva lunga, viene collocata, su un adeguato piedistallo cilindrico monolitico in pietra, una copia al vero della scultura raffigurante la Speranza, opera di Jorio Vivarelli, a suo tempo realizzata allinterno delle Officine.
2.6 IL CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
I Michelucci, una famiglia fra arte e industria (1860-1980)
Il Centro – che individua nella permanenza degli spazi della Fonderia un elemento di riconoscimento della storia e dellidentità cittadina è destinato ad occupa uno spazio privilegiato nella serie degli ambienti di via dellAnguillara.
Esso nasce dalla volontà di documentare e valorizzare in modo adeguato la vicenda imprenditoriale e artistica delle quattro generazioni di Michelucci che si sono succedute e che, per oltre centotrenta anni, hanno operato con epicentro a Pistoia. Il Centro documenta un quadro quanto più completo e unitario dellopera del capostipite Giuseppe (1834- 1910), fondatore dellImpresa, del figlio Bartolomeo (1861-1906) e dei nipoti Alfredo, Giuseppe, Giuseppina, Giovanni e Renzo (e Gilda Bizzarri) col figlio Patrizio. Di particolare interesse, in rapporto alla personalità e allopera del capofamiglia Giovanni, il coinvolgimento del fratello Renzo nella specializzazione delle fusioni in bronzo (in auge per le numerose commissioni di monumenti e ricordi votivi del dopoguerra) e di quello della sorella Giuseppina, coinvolta negli anni Venti nel laboratorio di falegnameria de La Suppellettile.Nel Centro saranno raccolti disegni e modelli di fonderia ancora reperibili dopo la dispersione: era una mania di famiglia ricordava Michelacci quella di buttar via tutto, di non lasciare traccia: anchio strappo tutto. Sarei felicissimo di poter stracciare i lavori che ho fatto, non vederli più e non vedermi più, mi danno tristezza. Preferisco il domani.
Con i suoi spazi e le sue dotazioni, il Centro si propone di venire incontro ad istanze diverse, da quelle culturali didattiche (naturalmente legate alla futura destinazione scolastica ed al rinnovato interesse per gli studi di storia economica e sociale e dimpresa) fino a quelle più direttamente connesse alla promozione e allimmagine turistica della città di Pistoia, come luogo deccellenza nei diversi settori dellarte e dellartigianato artistico.In questottica, il mantenimento del nucleo originario della Fonderia (assunto a necessità vincolante) oltre a rispondere ad irrinunciabili esigenze di tutela e di conservazione di unopera emblematica, direttamente riferibile allazione di Giovanni Michelucci, diverrà naturale testimonianza e racconto di sé stesso.La diversificazione dei percorsi e degli spazi permetterà un uso differenziato e di graduale intensità, conforme a necessità specialistiche (Biblioteca-Archivio, Sala Conferenze), di carattere didattico (percorsi attrezzati, esposizioni temporanee) e ricreativoemozionale (con particolare riferimento al giardino sia interno che esterno, alla dotazione di opere darte, alla Torre della Memoria;- Sala polivalente (per mostre temporanee, conferenze, esposizioni tematiche).- Postazioni multimediali (per consultazione e supporto informativo-didattico).- Biblioteca-Archivio fotografico.- Percorso informativo attrezzato (dal giardino alla Torre della Memoria).- Giardino frutteto con pergolato, verde attrezzato e segni darte contemporanea.- Spazi emozionali (percorsi aerei, Torre della Memoria).