Restaura Venezia Fiere
V Salone del Restauro dei Beni Culturali, 3/5 dicembre 2009
Questo è un piccolo Tour d'Italie sentimentale
che racconta, in pillole, gli ultimi tre anni del
singolare 'navigar pittoresco' di uno studio di
Architettura che tenta, assieme a tanti altri, di
rispondere alla concreta domanda (ed alla sfida)
posta oggi – in un momento di severa crisi
istituzionale, culturale ed economica – da una
committenza pubblica impegnata, con visibile
fatica, a gestire al meglio la straordinaria difficile
eredità materiale di un patrimonio di monumenti
e di risorse territoriali manoscritte che non ha
confini nello spazio e nel tempo.
Il tema in definitiva, a guardar bene, è sempre
lo stesso: quello della dovuta, prioritaria messa
in sicurezza, della tempestiva manutenzione e
della auspicata valorizzazione da parte della collettività,
con un uso consapevole e possibilmente
senza consumo, del suo immenso patrimonio
costruito. Che tuttavia si traduce in un percorso
progettuale inedito ed in soluzioni sempre diverse.
Dapprima è un itinerario di conoscenza curioso
ed appassionato che fa parlare i muri e che
poi si traduce nell'impegno (tecnico) ad evitare
la perdita del Bene collettivo sottraendolo al sottoutilizzo
o ad un colpevole abbandono. Un intervento
di rispetto e di cura che alla fine si faccia
portatore di nuovi valori da aggiungere a quelli
consolidati esistenti, senza compromettere la
singolare autenticità e la ricchezza testimoniale
del documento materiale giunto fino a noi.
Salvo rare eccezioni, le occasioni che hanno
dato origine a questi nuovi lavori sono in genere
– secondo la prassi degli appalti pubblici vigente
in Italia – tutti concorsi pubblici (internazionali
o nazionali), finalizzati a reimmettere un patrimonio
trascurato o, peggio, dimenticato, nel
suo naturale circuito di uso pubblico, con piccoli
e mirati interventi di necessità capaci di aggiungere
al valore intrinseco del patrimonio stesso
un ulteriore plus-valore portato in cantiere dalla
cultura del progetto contemporaneo, per accendere
un nuovo intenso dialogo creativo tra
le cose e stimolare una inedita e sempre più
consapevole partecipazione da parte della comunità
che quelle cose quotidianamente le vive.
Marco Dezzi Bardeschi